Amici,
rieccomi dopo mesi di latitanza dal blog, dal lavoro, da una serie di cose che
scandivano il ritmo quotidiano delle mie giornate e che mi sono mancate
terribilmente. Rientro quando quasi tutti vanno in ferie, abbassano le
saracinesche, staccano gli spinotti e chiudono il gas, io, invece, lo riapro.
Lo faccio soltanto per un periodo, perché tra non molto, quando il piccolo
cucciolo che porto dentro deciderà finalmente di raggiungerci (settembre), sarà
necessario fare un’altra breve sosta. Ma adesso, Minosse e anticicloni a parte,
che non rendono semplice la vita a nessuno, figuriamoci ad una col pancione di
8 mesi, ho un pochino di forze e vorrei impegnarle per preparare qualcosa di
tipicamente siciliano ed estivo.
Il
tema del post sono le sarde: pesce che abbonda nel Mediterraneo, versatile ed
economico. Il che di questi tempi non guasta, come non guastava in passato,
quando in Sicilia la cucina povera le preparava “a beccafico” imitando la
versione “ricca” degli involtini preparati con la carne (troppo cara) sostituita
con questi pesciolini. Il beccafico era ed è, infatti, un piccolo e pregiato
uccellino dalla carne tenera e gustosa, appunto ghiotto di fichi, molto
apprezzato sulla tavola dei nobili e servito con la ricca coda di piume
all’insù. Il popolo, non potendosi permettere tale prelibatezza, elaborò la
versione low cost, diremmo oggi,
imitando, almeno nell’aspetto, il piatto più pregiato. Involtini di sarde
ripieni con “mollica, passolina e pinoli” e la coda all’insù!
P.s.:Il
mio amore però, colto da fame improvvisa e ammonito dal divieto di mangiare
anche solo un pezzetto di sarda prima di scattare le foto, non avendo letto la
storia, ha disposto le sarde con la coda verso il basso e …click!. Lo perdoniamo
ugualmente, vero?!